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13:51 moi: Clément tu est la?
13:52 Victor: jesuis la
moi: si tu vois la petit fenetre en bas, tu peus l'enlargir en cliquant sur "fenetre externe"
COmme vas tu, mon chere ami?
13:54 Victor: Ca va mais difficilement parce que tu m'aquitté
13:55 moi: je suis à Gikomero en digital!
Victor: Oui oui !!
13:56 moi: la chose importante est que tu sois la, tu est ma porte ouverte pour continuer à travailler chez vous
13:57 Victor : quant est-ce que tu a arrivé à Rome
13:58 moi: demain apresmidi, apres 14.30, je voudrais chercher de rentrer dans gikomero1 à distance. Tu peux me faire trouver gikomero1 branché et l'internet activè?
13:59 Je suis arrivè à Rome samedi à 6.00, et à la maison à 11.00
14:00 Victor: Oui je vais le faire mais pour le moment je suis sur Gikomero4
moi: Nous étions tres fatigués, on a dormi tout le samedi, puis hier on est allè dire bonjour à nos familles
14:01 Donc tu est sur gikomero 4 avec le fil?
14:02 Victor: OUI j'y suis avec le fil
14:03 moi: tu est rentrè comme utilisateur "gikomero" (administrateur)?
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Victor: maintenant je suis avec Kanyamibwa tu peut le dire quelque chose
14:04 moi: Ciao Prudence, tout va bien, j'ai lu ta email et j'ai repondu.
Victor: oui jìai rentre avec Gikomero
14:05 moi: Le facte que on est ici en chattant est la chose la plus importante, tout le reste on va l'arranger gahoro gahoro
14:06 Bien Clément, alors peut tu regarder comme est il rangée l'addresse ip de la connection LAN (fixe ou bien DHCP)?
14:07 Victor: maintenant je voudrais t'informer que je sais bien compter en italiano
moi: jusqu'à?
14:08 Victor: jusqu'à un million
moi: Oh!
14:09 Victor: ou est ce que je peut regarder
14:10 moi: clique droit sur l'image de la connexion en haut a droite, puis propriete
Nota: gahoro gahoro = piano piano. Scusate l'ortografia, tastiera italiana, e dopo tutto è solo una chat...
Nota: gahoro gahoro = piano piano. Scusate l'ortografia, tastiera italiana, e dopo tutto è solo una chat...
Clément ha 18 anni, ha frequentato la scuola di Gikomero per tre anni e ha passato l'esame di Stato l'anno scorso, risultando tra i migliori. Purtroppo a Gikomero si fermano al tronc commun (manca l'ultimo triennio di scuola superiore) per mancanza di aule, e la mamma non si può permettere di fargli proseguire gli studi lontano da casa, visto che ne sta mandando altri due alla stessa scuola. La mamma di Clément è insegnante elementare (50 euro al mese), del babbo non si è mai parlato. Non ho indagato, Clément aveva 6 anni all'epoca del genocidio, e in questo paese il 90% dei bambini sopravvissuti hanno visto morire di morte violenta almeno una persona di loro conoscenza.
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Insomma abbiamo la connessione internet. Non è ancora a puntino, troppo lenta per la videoconferenza, devono lavorarci un po' su a Roma, ma permette di navigare, di scambiare email e di fare la chat. Ci sono anche problemi con la rete wireless, forse un punto ancora critico di linux, e qualche problema con l'inverter. Ma con l'aiuto di Clément e di Malira, un prof di fisica e chimica, possiamo continuare a lavorare a distanza per finire di mettere a punto l'installazione e passare a concentrarci sull'addestramento di insegnanti e studenti.
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Già, le cerimonie..
I preparativi sono cominciati giovedì 7 settembre verso le 11 della mattina, impegnando studenti e insegnanti insieme. Sono stati scavati dei buchi, utilizzando un machete e le mani, piantati i pali, legati i teli con
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Da tutte le parti sono arrivate panche
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Pausa pranzo, e tutti prendono posto. Il palco delle autorità e le panche degli studenti sono affacciati ai lati dello stradello in terra rossa, che è diventato un'arena. Paul il motard, diciamo il mio moto chaffeur, è stato promosso autorità e siede in mezzo alla fila degli insegnanti. Gli inviti erano per le due del pomeriggio. Alle tre è pronto il programma dell'evento e si decide di scriverlo al computer e stamparlo, si cimenta la segretaria Grâce e ci mette una mezz'ora. Finalmente alle
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Si comincia naturalmente con l'inno nazionale, Rwanda Nziza (Rwanda bella), talmente amato da tutti che da tempo me lo hanno voluto scaricare sul cellulare, così lo posso cantare anch'io senza parole. E' effettivamente molto piacevole, di chiaro stampo scozzese, sembra di sentirci le cornamuse. Ma non c'era il Belgio qui? Sì, ma scopro che questo è stato adottato dopo la guerra, vale a dire dopo la vittoria del FPR, per lo più ex profughi cresciuti nell'anglofona Uganda.
Si passa poi al discorso del Direttore, poi il Responsabile dell'Educazione del Distretto, il rappresentante degli insegnanti, il rappresentante dei genitori (la mamma di Clément), il rappresentante dell'esercito, il rappresentante degli studenti, naturalmente tocca anche al rappresentante del Liceo Majorana.
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Per fortuna quasi ogni discorso è intervallato da un'esibizione: balli o canti bellissimi, basati su un ritmo sincopato semplice, che tutti battono con le mani e su cui i tamburi ricamano con poliritmi. Il tutto è forse semplice, ma fa percepire in profondità una grazia e un equilibrio musicale che muovono. E a muoversi davvero sono i ballerini, anche qui in modo apparentemente semplice ma trascinante, non posso fare a meno di studiare con gli occhi i passi. Le braccia ondeggiano con grazia, spesso aperte verso l'alto - al museo nazionale di Butare dicono che si tratta di una rappresentazione delle corna immense della mucca zebù, tuttora l'unità di misura del benessere (nonché del valore di una moglie) in tutto il paese.
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Prima o poi arriva il mio turno. Non posso tradire la mia natura di prof, e a differenza degli altri oratori mi rivolgo naturalmente al mucchio degli oltre trecento studenti assiepati sotto l'albero. -Murakoze Gikomero!- Un'esplosione di risa, applausi, contentezza. Grazie Gikomero, grazie per questa magnifica accoglienza, ma io non sono solo, sono qui per portarvi il saluto di quasi mille italiani, che in questi giorni stanno seguendo a distanza quello che succede nella vostra scuola, ...- e via di seguito. Una piccola carrellata di saluti alle autorità, cercando di non scordare nessuno, e via di nuovo con gli studenti; è troppo gustoso per un prof italiano poter flirtare con una assemblea di centinaia di studenti che stanno zitti zitti per sentire che dici, e poi rispondono e risuonano come uno strumento musicale. Finisco con -Ciao!- Un boato da stadio. Tornando a sedere vedo che le autorità ridono, meno male, con l'eccezione del militare, antipatia reciproca a prima vista.
E' di nuovo tempo di danza e questa è davvero trascinante. Sembra una versione semplificata della danza Intore: un ritmo veloce battuto con i sonagli alle caviglie e ogni tanto un ragazzo che interroga in modo beffardo un altro. La danza si interrompe e quello gli deve rispondere raccontando alla massima velocità possibile le gesta che ha compiuto, tipo scioglilingua. Più tardi, riportandomi a Musha, Paul il motard mi spiegherà che se non rispondi in modo veloce tutti penserebbero che ti stai inventando un sacco di frottole. Il più bravo in questo gioco è un ragazzino del primo anno, avrà quattordici anni, uno scugnizzo sveglissimo che fa sempre più invasioni di campo nel nostro territorio di palco delle autorità. Ecco che invita a ballare il militare, che sprezzante gli indica me. Quando mi prende per le mani non so resistere e mi butto nell'arena con lui, trovandomi in buona compagnia con il Direttore, l'Assessore all'Istruzione e diversi insegnanti.
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E' finita, ci beviamo les petit fantas (il militare mi disprezza ancora di più perché non gli faccio compagnia con la birra), ora si torna a casa, sono stanco, rimangono gli ultimi minuti di luce...
Macché. Mateka, il maestro di cerimonie, ha in serbo una sorpresa: - E ora le autorità andranno a sedersi per bene, anche se si potrebbe dire che sono già abbastanza sedute.- Che vuol dire? Tutti in sala insegnanti, stretti stretti, a sedere "per bene": arriva da mangiare. Vorrei morire. Kanyamibwa mi aveva assicurato che alle tre e mezza sarei stato libero, avevo preso un appuntamento a casa alle cinque, ci arrivo, finito, alle otto.
C'è il tempo umuzungu. Poi c'è il tempo Rwandese. Forse c'è un terzo tempo, il tempo di Gikomero.
Non finisce qui
Orvieto, 13 settembre 2006
peppe de ninno
Liceo Scientifico Ettore Majorana di Orvieto